Rivedo i luoghi assolati in cui è rimasta soltanto la presenza della tua assenza.

Non so definire il contorno di questa tristezza estiva che mi asciuga.

Ad esempio, la vetrina di quel negozio di moda, dentro un capannone industriale. Ti piaceva che mi fermassi qualche minuto, mentre osservavi gli abiti esposti, ma non compravi nulla.

Era bello aspettarti in automobile. Sapevo che, un giorno, non l’avrei potuto più fare.

C’è il sole, ma penso alla morte

C’è il sole, ma penso alla morte.
Là dietro, il cielo deve essere così: blu e nuvole candide.
C’è il sole, ma penso alla morte, che ti ha ingannata col suo veleno, in cambio di un sonno eterno, nel tempo del mai.
C’è il sole, ma penso alla morte, mentre la vita, con occhi celesti, mi apre una porta, eppure non vedo nulla, le lacrime sono un muro.
C’è il sole, ma penso alla morte, ritornello vano, preghiera muta tra noi, separati da un velo bianco di dolore, mentre il tulle ridisegna le tue guance di alabastro, le tue ciglia di velluto, la tua bocca di corteccia.
C’è il sole, ma penso alla morte,
a quest’ora di domenica mattina, riempio le narici di odori e gli occhi di tutti i colori. Perché io sono vivo.

Quella parte di me

Quella parte di me che non sa vivere senza di te.

Certe volte, toglie il respiro. / È un grido muto./ Una mancanza insopportabile. Se solo potessi ascoltare. / È un grido muto. / Che asciuga al sole quella parte di me che non sa vivere senza di te. / È un grido muto. / Quella parte di me che, appena c’è un po’ di vento, vola via con te.